“Sport crime” serie investigativa italo- svizzera presentata in concomitanza con la 79 Mostra Internazionale d’Arte cinematografica della Biennale di Venezia, un vero outsider di quei giorni , mentre Luca Tramontin nel ruolo del protagonista e autore della maggior parte delle musiche, uno dei personaggi tra i più fotografati, anche da curiosi, attori, attrici e non solo, che coi suoi abiti India-Punk ha attirato anche l’attenzione dei fashion blogger. Luca Tramontin, rilasciando un’intervista inedita, risponde sul set di uno spogliatoio allestito a camerino bevendo interi thermos di “mate” (bevanda argentina con cannuccia e boccia di legno) e intervallando scherzi di ogni tipo con i giovani attori della serie.
Ha scritto tutte le musiche della serie, sono sei episodi a stagione, per varie stagioni, eppure il pubblico italiano la associa ancora al Rugby e all’Hockey…
“Ho giocato a Rugby, guardato Hockey e ascoltato Rock tutta la vita”.( Tramontin)
Ma la musica è un esordio, giusto? Gran parte del pubblico sportivo non se lo aspetta nemmeno.
“È un classico italiano. Se avessi detto a un produttore «ti faccio io le musiche per il documentario sul Rugby» mi avrebbe risposto «no, no, preferisco roba seria». Se hai fatto qualcosa di buono in un campo, viene escluso il fatto che tu valga qualcosa anche in un altro. Se invece non hai fatto nient’altro in vita tua sei automaticamente più autorevole perché ti occupi di una cosa sola. Non sta a me cambiare la testa delle persone. A Sportitalia c’erano persone che venivano dal nulla, si creavano un nome legato a uno sport e tutti li vedevano come specialisti”. ( Tramontin)
Il disco “Kantrida in the 70’s” è potente rock classico anni ‘70, anche con sitar, sonorità indiane, blues, heavy metal e folk… con testi e storie di sport… possiamo parlare di un genere nuovo? “Non so. Mi fanno notare che i testi sugli spogliatoi di notte, sui figli piccoli dei tuoi avversari, sul giocare contro tuo fratello sono roba mai sentita prima, sono contento di avere amici così critici nel bene e nel male, sicuramente la musica è rockaccio classicaccio”. ( Tramontin)
Perché non è promosso? ” Daniela (Scalia, produttrice di SPORT CRIME, ndr) e le manager hanno ragione, adesso sarebbe visto ancora come «quello del rugby, ah, e suona pure». Dopo la distribuzione di SPORT CRIME nel mondo Kantrida sarà visto, anzi ascoltato diversamente”. ( Tramontin)
Potremmo coniare il termine “Sport Rock?” . “Rileggendo i testi direi di sì, ma il mondo della musica sopravvive anche senza una nuova definizione di genere.” ( Tramontin)
Suona tutto lei? ” No, so che è uscita un’informazione simile, ma non è così. Ho scritto tutte le sigle, le basi, le colonne sonore, tutto, di “Kantrida in the ‘70” e di SPORT CRIME, ma quasi sempre le parti vengono risuonate al Digital Lake Studio di Verbania. A volte – è vero e ancora mi stupisce – in fase di “stesura e montaggio sulle immagini” i sound designer (Alberto Gallo, Marco Paolini e Giacomo Vaghi) dicono “lasciamo la tua chitarra, serve un suono più sporco” (ride, ndr). Mi piace scrivere, suonare live ma tecnicamente sono scarsissimo. Prenda il sitar… tiro la corda, ottengo la vibrazione lunga che mi serve e non ho idea di che nota sia. Quelli della mia gang raccolgono, registrano e quando riascolto penso… wow, sono io.” ( Tramontin)
La sigla finale “Yards” parla di quanto sia difficile avanzare di un metro nella vita, e il sitar sembra accompagnare questo concetto. “Le yards con i figli, quelle in libertà vigilata” dice il testo… ” Ci sono metri e metri, a volte per portare la palla avanti di un metro ti sfinisci le gambe e i lombi, e non si nota anche se è il metro che mette in moto tutto. Altre volte hai il corridoio libero e vai dritto, in “cruising”, per 80 metri fino in meta senza fatica. Magari non io che mi inciampo da solo, ma sa, uno bravo…”( Tramontin)
Il rock del disco e quello delle colonne sonore hanno punti in comune, ma non sono la stessa cosa. “Infatti no. Scrivere un pezzo per un disco o una sottolineatura per una corsa sul Delta del Po sono processi diversi. Ho una fascinazione al limite del maniacale per Riz Ortolani e i Goblin, la mia idea di colonna sonora nasce con loro. Da piccolissimo “Ritratto di Donna Velata” e “Profondo Rosso” mi hanno segnato, riti iniziatici che i nonni (ribellissimi) hanno ritenuto giustamente di concedermi nonostante i divieti ai minori. Poi i poteri forti, quelli che bocciano a scuola e picchiano a casa, mi hanno convinto di non avere niente a che fare con la musica. Né con lo sport. Infatti campo di questo da sempre. Ho letto su PaeseRoma l’intervista a Simonetti, un musicista della mia Top5 di sempre, ed è strano che sia un tastierista. La protagonista femminile ha deciso di chiamarsi Daniela Goblin dopo aver ascoltato “Aquaman” dei Goblin”. ( Tramontin)
Daniela Scalia (Goblin nella serie) ci ha raccontato dei famosi scherzi musicali a Sportitalia. ” Ah, sì. Senza dirlo a nessuno mettevamo come sigle di programmi o tappeti musicali di clip e pubblicità cose che producevo io. Gli spettatori (uno, Ivano Borgna, è addirittura diventato collaboratore e che bravo) scrivevano dicendo «wow datemi il titolo, voglio il nome della band». Dani si inventava nomi strambi, tipo i Strarockets89 dal New Mexico. Serviva a testare il pubblico senza pregiudizi.” ( Tramontin)
Torniamo ai Goblin: adora Simonetti, ma ha fatto la scelta di non avere tastiere in SPORT CRIME… “Simonetti, Jon Lord e Keith Emerson sono i miei 3 preferiti di “quel tipo”. Poi ce ne sono altri, ma andiamo su un altro genere. Per me i Goblin… Simonetti, Morante, Marangolo e, wow, Pignatelli… li metto sul piano di Deep Purple, Led Zep, Black Sabbath… ma sottovalutati, anche perché italiani. Per il grande pubblico legati solo alla paura (che va benissimo, so tutti i dischi a memoria) e a un brano e mezzo. Uno spreco.” ( Tramontin)
In pratica… i ricordi di “Profondo Rosso” e “Ritratto di donna velata” le hanno lasciato in una parte della mente l’essere autore di musiche da cinema. “Sì, e autore di fiction. Per questo da giocatore ho voluto fare la scuola autori. “(Tramontin)
E ha anche la «patente» di autore musicale. ” Sì, dai tempi in cui si faceva l’esame scritto e orale, ma non ne parlo mai.” ( Tramontin)
Ma cosa c’entra lo sport? ” Gli sportivi hanno momenti alla Beach Boys e momenti alla Suspiria, che poi la narrativa ti racconti solo la zona di mezzo è un peccato. SPORT CRIME fa convergere tutto.” ( Tramontin)
Altri punti di contatto con “Profondo Rosso”? ” Uno grosso. Non so se sia un’idea di Zapponi o dei fratelli Argento, ma la ho presa in braccio e ne ho fatto un tratto produttivo di SPORT CRIME che ci ha fatto risparmiare un milione di euro: lo spettatore sente di più il dolore che conosce fisicamente. Le altre serie TV si scannano con costosissime sparatorie, noi facciamo vedere caviglie slogate, osteopati che fanno “crac” al tuo collo. Cose vere. Le persone a casa – come con Amanda Righetti (Giuliana Calandra) scottata dall’acqua bollente di “Profondo Rosso” – entrano nel sensoriale della narrazione, mettono il corpo nelle immagini. Lo sportivo entra in spogliatoio e batte il mignolo freddo sullo spigolo del mobile, il dolore (e il clan Argento lo ha detto prima che si scoprissero gli “ormoni specchio”) arriva e diventa partecipazione.” (Tramontin)
Sta facendo un gesto “tipo chitarra”, vuol dire che… si torna alla musica? ” Sì, una scena di vertigini e gambe deboli nella solitudine di uno spogliatoio viene meglio con un basso cardiaco alla Pignatelli, lascio le library, i synth, le orchestrone agli altri. Io vengo da lì, oltre che dal rugby e dell’hockey, “derivo” – pur valendo artisticamente un centesimo – da Keith Richards, Pignatelli, Flaminio Bollini, i grandi del “togliere”. ” ( Tramontin)
Immagine in evidenza: Luca Tramontin sul set di SPORT CRIME con Robin Le Mesurier, storico chitarrista di Rod Steward e Johnny Hallyday