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Roma, 15 ottobre: parla una indignata

Alessia Forgione by Alessia Forgione
19 Ottobre 2011
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Roma, 15 ottobre: parla una indignata
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Roma – Sabato scorso 15 ottobre Roma è stata la location di una sentita manifestazione, cui hanno partecipato milioni di italiani provenienti da quasi ogni angolo della Penisola. Il “corteo degli indignados” si è mobilitato immediatamente dopo il SI della Camera alla fiducia al governo, pronunciato per 316 voti favorevoli contro 301 contrari. Purtroppo però le cose non sono andate come i manifestanti avevano sperato, e azioni violente hanno subito trasformato in guerriglia quello che invece avrebbe dovuto essere un corteo bianco e pacifico. Qualcuno potrebbe dire di averlo previsto, e forse è anche per questo che molti cittadini hanno lasciato la città la mattina stessa. In ogni caso per schiarire le idee di chi al corteo non ha partecipato ho voluto dare la parola a chi invece quel giorno c’era e ha visto ancora una volta soffocata la voce del popolo.
Michela Monaco ha 20 anni, è di Ancona ma vive e studia a Bologna all’accademia di belle arti, è un’attivista del Csa Kontatto (Centro Sociale Autogestito) e collaboratrice di “Sogni di un Mondo Diverso”, un’Associazione che si occupa di controinformazione. Lei e i suoi compagni a Roma ci sono andati appositamente per manifestare la loro rabbia, come tanti altri:
<<Roma 15 Ottobre. Io a Roma c’ero…sono scesa da Ancona con i miei compagni in pullman: 4 ore di viaggio e siamo arrivati ad Anagnina caldi, caldi di quel calore che siamo soliti chiamare rabbia. Siamo scesi in molti o meglio tanti, talmente tanti che una mobilitazione così non si vedeva da anni…e quando scendi dal bus e non vedi i soliti visi ma ne vedi altri che come te condividono quel sentimento hai la sensazione che il cuore ti esploda e l’unica cosa che desideri è muoverti, quasi correre pur di raggiungere quella parte di spezzone che ti hanno assegnato e stare lì, in mezzo a quel calore che scotta, il calore di 500 000 persone. Chiamiamoli come vogliamo: indignati, ribelli, precari, studenti, militanti…come vogliamo. I nomi non fanno le persone. Eravamo gli italiani…eravamo un popolo arrabbiato perchè…guardiamoci intorno: ci stanno togliendo tutto cazzo. Sapevamo per certo che la manifestazione doveva essere “pacifica”, così era stato deciso, vista la larga partecipazione, così ci siamo portati i caschi solo per evenienza. Mai ci saremmo immaginati….. Così bandiera in spalla inizia il corteo, ci muoviamo per le vie della città, io e i miei compagni stretti stretti l’uno all’altro, troppo presto per domandarci il motivo della scelta di lasciare lo spezzone dei centri sociali così indietro rispetto alla testa del corteo, certo siamo partiti con la consapevolezza che qualcosa poteva succedere ma alla fine cosa è successo?Nessuno di noi lo sa…e questo è un noi che vacilla, perchè, quando dico Noi, mi estranio dai fatti di ieri. Procediamo, e tra i cori ecco le prime esplosioni, da lontano vediamo salire le prime fumate nere. Alcuni dei miei compagni ci lasciano e corrono avanti per vedere cosa succede. Imbocchiamo via labicana, inizio a sentire delle urla, gente bardata cammina ai margini del nostro movimento, sono vestiti di nero, caschi in testa e passamontagna, io e miei compagni ci guardiamo confusi, e dalle urla ecco che corrono altri manifestanti, e corrono contro questi bardati. Alcuni vengono presi e portati via dal corteo, altri proseguono in massa, perchè aumentano, vengono fuori da tutte le parti, e tutti gli urlano contro. Ad un certo punto anche i miei compagni urlano, e la domanda che mi pongo è MA CHI SONO?? Chi sono questi bardati? Perchè la gente gli urla contro? Questi non sono i miei compagni, non siamo NOI. E se i bardati non siamo Noi…Le persone urlano Fascisti, altri dicono sono gli infiltarti, altri dicono sono gli anarchici…ma io e miei compagni rimaniamo lì un po confusi, con in bocca solo quelle che sono mezze verità. Poi succede che tra la confusione di persone che corrono a destra  e a manca ci disperdiamo un pò… Dopo alcune esplosioni vediamo la gente correrci incontro, così su due piedi formiamo i cordoni per marginare questa corsa scaturita dal nulla…perchè la gente ha paura e quando ha paura corre. Così urliamo “non correte, non correte!!”  e nelle nostre teste pensiamo “ecco, dov’è il servizio d’ordine?” , “chi gestisce il corteo?”, “perchè queste persone corrono?…”.  Ed ecco che nasce il CAOS, figlio della paura piu bieca.Poi torna la calma..quella calma apparente, e il nostro spezzone è a qualche metro dallo spezzone di Uniti per l’alternativa…siamo ad un incrocio di via labicana. Arriva Paolo, alza le braccia e dice “ragazzi facciamo il punto della situazione, mettiamoci in mezzo all’incrocio”. Così ci muoviamo e raggiungiamo l’incrocio per accordarci su come muoverci.Io sono ancora con la mia bandiera in spalla nella parte sinistra dello striscione, guardo Paolo ancora un pò confusa, quando i miei occhi vedono sfrecciare dalla strada destra dell’incrocio le volanti e le camionette e allora c’è chi urla “avanti” e chi urla “indietro”, si lanciano così a 60 o 70 km/h sulle persone, con l’intenzione e dico con l‘INTENZIONE di predere sotto i manifestanti. Noi ci spostiamo, prendiamo i nostri compagni per le vesti e li tiriamo via dalla strada.Le camionette intanto sfrecciano tra il corteo pacifista, sono tante, e si fermano in mezzo alla strada bloccandoci il passaggio e lanciando i primi lacrimogeni, così tutti scappano, io respiro e i fumi mi entrano in gola, gli occhi si gonfiano, scende qualche lacrima, mi alzo il fazzoletto e corro a ripararmi con i compagni, là ci sono persone che non riescono a tenere aperti gli occhi, così prendo la mia bottiglietta di limone e lavo il viso a quegli sconosciuti, quegli sconosciuti che come me hanno un calore, e hanno la rabbia….la rabbia di piazza che nasce quando vedi i tuoi diritti vacillare, e quando in testa hai solo un groviglio di pensieri e vuoi tornare là a far capire al potere che lo Stato sei tu…o meglio lo Stato siamo NOI, quel “noi”…e che non sono cazzate quando scriviamo E’ polizia di Stato o Stato di polizia? Non sono frasi fatte, sono le frasi di chi la piazza la vive…perchè guardarli i video del G8 fanno un certo effetto, vedere i blindati lanciarsi tra i ragazzi crea disagio, ma li vedi lì protetta da uno schermo…Quando la piazza la vivi, però, quando i blindato si lanciano contro di te…tutto cambia….è lì che nasce la guerriglia urbana…è lì che nasce la parte più solidale del movimento, siamo un “noi” contro loro. Ma questo non è successo…siamo stati tagliati fuori, divisi pezzo per pezzo, un corteo moribondo lacerato dalla paura e dalla confusione, i miei compagni ed io in primis, fermi lì nelle scale a decidere il da farsi, c’è chi ha detto Il corteo è finito, torniamocene a casa…torniamocene a casa??? ma come…4 ore di strada, 6 birre, anni e anni di progetti, articoli, manifestazioni, acqua bene comune, CPT, immigrazione, sistema monetario, NO TAV, diritti e libertà..così… un torniamocene a casa.Ci siamo raccolti, 9 o 10 persone, abbiamo salutato tutti e ci siamo incamminati verso piazza San Giovanni dove c’era la guerra…siamo arrivati lì tra un tetto crollato, macchine e vetrine distrutte, cassonetti in fiamme e gente disperata. E mi estranio, mi estranio da tutto quello che ho visto, quella gente, quella gente non eravamo NOI…  i miei compagni erano quelli confusi tanto quanto me..erano quelli costretti dalle camionette in fondo a via labicana, i miei compagni erano quelli corsi in cima al corteo per creare un servizio d’ordine inesistente..i miei compagni erano quelli che non avrebbero mai messo in pericolo le persone al corteo….è questa la differenza tra un “noi” e il loro. Noi la piazza la facciamo gridare di rabbia quando vediamo le ingiustizie, quando sentiamo scivolar via la Libertà, quando vediamo colpire un compagno o un manifestante indifeso, i miei compagni sono quelli che mettono come prima responsabilità il corteo, non certo quelli che lanciano pietre e fumogeni su di esso. Con questo dico che… la manifestazione si è divisa o l’hanno voluta dividere, ci hanno voluto dividere, e non starò qui a leggere le cazzate che la gente scrive, non accetterò chi dice che i black bloc non c’erano e che eravamo noi… Eh no, questa volta c’erano perchè non siamo al 14 Dicembre, dove la rabbia era legittima, ma soprattutto dove a fare gli scontri c’eravamo Noi, gli studenti, i precari, gli operai UNITI. Questa è l’unica rabbia che accetto..quella scaturita dal calore dell’unione, quella che crea una violenza che libera e non che opprime e reprime. La rivoluzione è un atto d’amore verso l’umanità…non dimentichiamoci mai queste parole… perchè sono quelle che muovono i nostri sogni e il nostro futuro, sono le parole che troveranno la giustizia, sono le parole che muoveranno una rabbia legittima e non lasceranno spazio a chi vorrà oscurare il Movimento.Il Che lo disse e io lo ribadisco: BISOGNA ESSERE DURI SENZA PERDERE LA TENEREZZA>>. Alessia Forgione

Alessia Forgione

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