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Diabete – Risposta alla “lettera aperta a Adriano Panzironi”

La progressiva insorgenza del diabete di questi ultimi decenni è un argomento di estrema importanza che riguarda la salute di oltre tre milioni di italiani

Alberto Zei by Alberto Zei
4 Agosto 2018
in Attualità
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Tra polemica e realtà – Nonostante la disponibilità dello Stato ad assumersi gran parte degli oneri per questa infermità, il diabete fino adesso è considerato  una patologia sociale cronica, la cui assistenza sanitaria o farmacologica accompagna quasi sempre le persone colpite nel restante corso della loro vita.  Le uniche buone notizie invece, sulla reversibilità del diabete, ossia su una possibile guarigione, vengono date durante le ormai note trasmissioni quotidiane sulla salute, in vari canali TV,  dal giornalista Adriano  Panzironi. Si tratta di coloro che abbandonando la dieta consigliata dalla medicina tradizionale e assumono alimenti proteici e poveri di zuccheri, consigliati dallo stesso giornalista. I consigli offerti da Panzironi agli spettatori durante le sue numerosissime trasmissioni, non sono certo privi di dovizia di particolari sulle  ragioni fisiologiche che egli  stesso spiega con eccellente metodo di sintesi e che, a dire il vero, pochi possiedono quando trattano argomenti di questo genere.

Qualcuno si è fatto avanti – In questi ultimi tempi però, questo stesso fatto ha evidentemente toccato la suscettibilità del Prof.  Lorenzo Piemonti che si presenta, su internet con una “lettera aperta”  al giornalista Panzironi, definendosi: “medico scienziato” ed  esprimendo  il proprio contrario  punto di vista alla possibilità di remissione di questo tipo di patologia. In effetti, di lettere aperte ne ha scritte tre  ma la prima,  riguardante il diabete tipo 1, e cioè,  quella del 21 gennaio scorso è   molto ricorrente su intnternet in questi giorni.   Lo stesso Piemonti dopo aver contestato la guarigione dal diabete di tipo 1, con le altre non ha aggiunto granché se non argomenti da polemica, come “torneo di tennis”, “scolapasta d’oro”, e gli   integratori alimentari, collegati alla dieta consigliata dal giornalista.
E’ parso evidente che allora non era tanto in discussione il diabete, ma piuttosto il giornalista che si era avventurato in un terreno a lui precluso. È tipico infatti, non sapersi trattenere,  quando prevale l’emotività sulla valutazione razionale di come effettivamente stanno le cose. Soprattutto questo accade nel campo della medicina, quando i rappresentanti dei vari settori medici interessati si sentono prevaricare in qualche indicazione terapeutica, laddove loro si ritengono il “verbo”. A nessuno pertanto, che medico non sia, è lecito superare quella sorta di colonne d’Ercole che la medicina ufficiale non ha ancora varcato.

L’entrata in territorio altrui – Ecco allora la lettera aperta al “profanatore”  Panzironi alla quale questo articolo si riferisce è quella riguardante l’ aspetto invalidante del diabete di tipo 1; ossia, l’incapacità del pancreas di secernere insulina a causa della distruzione dell’organo che la produce.  È evidente che dal punto di vista del Prof. Piemonti, il giornalista ha osato superare queste  colonne con  motivazioni che secondo l’autore, il  Prof. Lorenzo Piemonti, non sono quelle tecnico-scientifiche di cui egli si ritiene il portatore,  ma quelle  di una persona estranea, diciamo ignorante (nel senso di colui che ignora). Pertanto, se  è proprio la medicina l’ oggetto di interesse di Panzironi,  il Prof. Piemonti   gli consiglia, di  laurearsi, prima di esprimersi così come egli fa, su questioni estranee ad un giornalista come lui. Quest’ultimo apprezzamento che  è tipico dell’emotività che il Prof. Piemonti non riesce a dissimulare, qui non interessa commentare oltre.
C’è invece l’ altro aspetto che deve essere considerato con maggiore attenzione dalla Sanità Nazionale, quello del  pratico riscontro delle condizioni di diabete, incipiente o conclamato, che affligge complessivamente, come detto,  oltre tre milioni di italiani. In termini economici, una situazione di tal genere incide in modo molto, ma molto pesante sul bilancio dello Stato e delle famiglie, nonché vorremmo aggiungere,  sul benessere supremo della salute e sulla capacità lavorativa di ognuno, che non dovrebbero essere perdute, tanto più, per   l’ errore di qualche altro.

Il diabete nella sua evoluzione – Veniamo al senso tecnico della questione. Il Prof. Piemonti, afferma sostanzialmente che dal diabete tipo 1, non si guarisce e che se Panzironi sostiene  il contrario, afferma il falso,  eccetera, eccetera. Ora è possibile, così come è quasi sempre possibile, che se si estrae dal contesto di un discorso o di più discorsi una singola frase,  si fa a dire a chi  l’ha pronunciata ciò che neppure gli  passava dall’anticamera del cervello. È quindi possibile che a Panzironi sia sfuggita qualche parola impropria. Anche il Vangelo e la Bibbia contengono contraddizioni, ma non saranno queste a demolire i contenuti.
Non è infatti,  questo l’ argomento che può interessare in modo corretto e razionale un confronto di idee, ma quello di   saper affrontare in modo efficace l’inizio di questa malattia e soprattutto, quella di saperla prevenire.

Più nello specifico – Il diabete di tipo 1 che è quello a cui si riferisce il professor Piemonti, consiste nella progressiva perdita fino a quella totale, delle cellule beta che secernono l’insulina. Per dare ai lettori una certa rappresentazione di immagine dell’argomento trattato, sia consentita una brevissima parentesi sulla funzione biologica di cui si parla. All’interno del pancreas  che è una ghiandola responsabile della secrezione di varie sostanze, vi sono le cosi dette, isole di Langerhans. Queste  sono agglomerati sferici concentrici di cellule,  situati in modo non regolare sullo stesso   pancreas. All’ interno di questi, per quanto qui interessa, si trovano le cellule beta che secernono l’insulina, necessaria al trasporto degli zuccheri richiesti dai  vari distretti dell’organismo.
Attualmente, quando  ci si rende conto di essere incorsi nel  diabete tipo 1, anche prima che le cellule beta siano significativamente distrutte, non vi sono fino adesso, sostanze farmacologiche atte a contrastare la morte di queste cellule. La morte cellulare continua infatti,  senza poter intervenire per interrompere la malattia. Che cosa resta da fare allora? Rassegnarsi in modo consolatorio per il fatto che  si potrà sempre somministrare insulina sintetica per contrastare gli effetti di tale  mutilazione in questa drammatica situazione, si potrebbe aggiungere con una punta di ironia, che in questi casi, è come colui che cadde da cavallo e disse che tanto doveva scendere.
Ora è vero che queste cellule, all’insorgenza del diabete tipo 1, cominciano a essere distrutte, ma dopo un primo trattamento con  insulina si avverte talvolta,  un certo miglioramento, tanto da ridurne  la somministrazione. Tale  miglioramento è però di tipo momentaneo e di solito non arriva a qualche mese. Si tratta di una sorta di “rimbalzo tecnico” o periodo di “luna di miele” così chiamato, perché dà l’impressione che tutto proceda nel migliore dei modi, come all’inizio del matrimonio. Poi però, le cose cambiano e tutto ritorna come prima e peggio di prima. Lo  sfaldamento cellulare beta riprende progressivo vigore fino alla distruzione totale. Avrebbe dunque ragione il Prof.  Piemonti  a diffidare di un  miglioramento di tal genere   a cui non si può certo attribuire la guarigione di questo tipo di diabete.

Le obiezioni però sono altre – Sorge infatti, una riflessione che non contraddice le affermazioni delle persone apparse alla ribalta delle trasmissioni di Pansironi,  le quali affermano che a distanza di molti mesi, la loro condizione di salute è talmente migliorata al punto di considerarsi definitivamente guarite. Adesso si potrebbe anche ipotizzare in modo coerente, o almeno non contraddittorio con quanto appena detto, l’altra condizione, quella di  aggravamento del diabete tipo 1, dopo la “luna di miele”.
Poiché, a  parità di fattori interni o esterni, queste differenze tra le persone che seguono le indicazioni di Panzironi e quelle che non le seguono, non dovrebbero sussistere, è evidente allora che il cambiamento già dovuto all’unica variabile tra le due condizioni è quella della dieta di alimentazione.
Secondo Panzironi  l’aggravamento sarebbe dovuto al perdurare della classica dieta tradizionale cosiddetta, mediterranea. L’altra dieta invece, quella che lo  stesso Panzironi consiglia, prevede  una drastica riduzione di zuccheri e carboidrati  nelle loro varie forme. Ciò significherebbe, usando il condizionale, che nella dieta tradizionale, ossia in quella mediterranea, la rilevante presenza di carboidrati contenuti, dopo qualche tempo   riesce  a prevalere in modo negativo sul miglioramento farmacologico  inizialmente raggiunto.  Ciò dimostrerebbe  che  pur dosando l’ insulina secondo le esigenze personali, la patologia riprende vigore e tutto prosegue fino alla totale distruzione delle cellule beta.
Questo però, potrebbe essere la conseguenza di una sorta di spirale perversa in cui lo “zucchero” che non può essere trasportato  attraverso il sangue carente di insulina agli organi  a cui è destinato, contribuisce alla definitiva distruzione delle cellule beta.

Ma allora…  A questo punto la possibilità di guarigione del diabete tipo 1, è nulla. Infatti , se le cellule beta vengono  distrutte, parlare di guarigione sarebbe come dire che perdendo una gamba questa possa ricrescere.
Certamente, dopo la distruzione delle cellule beta, l’unica possibilità di sopravvivere è la somministrazione di insulina che consente il trasporto attraverso il sangue,  del nutrimento cellulare dell’intero corpo.  Ma la risoluzione del problema non starebbe a valle, ossia, dopo la morte delle cellule beta, ma a monte: prima che queste vengano interamente distrutte, per l’incapacità della medicina ufficiale di porvi rimedio. In effetti, l’attuale contrasto tra le affermazioni di Panzironi e le risorse della medicina ufficiale che non ha ancora farmaci per impedire la morte cellulare nel diabete tipo 1, consiste semplicemente nel cambiare o nel non cambiare  dieta.
Tutto qui! Si tratta quindi, di eliminare  zuccheri e carboidrati, tenendo conto che nella pratica attuazione di ridurre gli zuccheri, vi sono sempre alimenti che ne contengono a sufficienza per le necessità biologiche del nostro organismo.

L’altra faccia della stessa medaglia – Oltre quanto detto,  continuando questo ragionamento, vi è un’altra logica considerazione da fare, come la famosa “domanda che sorge spontanea”.  E cioè, se attraverso una dieta appropriata povera di carboidrati, è possibile far regredire l’infiammazione in corso  che causa direttamente o indirettamente la distruzione delle cellule beta, fino a far riattivare e rigenerare  in qualche modo quelle rimanenti, se prese in tempo, allora si potrebbe anche spiegare in questi casi, da cosa venga originata la malattia. La risposta appare molto semplice; forse  troppo semplice per essere vera, ma talvolta la verità che cerchiamo altrove l’abbiamo davanti agli occhi, senza riuscire a vederla.  L’origine del diabete, in questi casi e nei soggetti già predisposti,  quanto il relativo aggravamento dopo la temporanea remissione della  menzionata “Luna di miele”, sembrano proprio generati  dagli  zuccheri e dai carboidrati contenuti in significativa quantità nella dieta tradizionale, enfatizzata in: dieta mediterranea.   Allora, perché non  proviamo a ridurre o a eliminare queste sostanze alimentari alle prime avvisaglie di malattia, osservando cosa avviene, anziché aspettare l’ insulina consolatrice (soprattutto per l’ industria farmaceutica)? È questa una condizione molto interessante da approfondire,  anziché rigettare con affermazioni apodittiche,  come: “ Se ciò fosse vero, la medicina ufficiale l’ avrebbe già detto!”

Conclusione – Tornando al giornalista Panzironi, egli attesta e dimostra gli effetti di una dieta povera di zuccheri e di carboidrati, non solo in teoria, ma per fatti concludenti, ossia, esibendo i miglioramenti o le guarigioni ottenute attraverso le testimonianze di un significativo numero di cittadini, compresi alcuni affetti da tale specifica   patologia.  Questi infatti, riferiscono le loro vicissitudini sotto lo sguardo critico dei presenti: medici e spettatori, nelle innumerevoli trasmissioni TV.

Tutto ciò avviene in netto contrasto critico con il Prof. Piemonti,  il quale aprendo una porta aperta come si suol dire, sostanzialmente attesta, come se qualcuno avesse affermato il contrario, che senza le cellule beta del pancreas, dal diabete di tipo 1,  non si guarisce.  In altri termini usando le sue stesse parole: “L’insulina è l’unico farmaco in grado di mantenere in vita le persone che hanno diabete di tipo 1”

“Ma questa è una notizia  alla quale non eravamo preparati!” Avrebbe aggiunto Vittorio Gassman con istrionesco stupore, recitando una sua significativa poesia.

Tags: Adriano Panzironi
Alberto Zei

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