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Nel mondo della politica italiana non c’è spazio per il cambiamento climatico

Rilasciati gli attivisti di Ultima Generazione, udienza fissata per il 12 maggio. La politica italiana perde ancora una volta la possibilità di fare una svolta ecologista

Aurora Mocci by Aurora Mocci
4 Gennaio 2023
in Attualità
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Nel mondo della politica italiana non c’è spazio per il cambiamento climatico
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La vernice sparisce in un giorno, il cambiamento climatico no

Siamo agli ultimi minuti della sesta puntata della prima stagione di Boris, un giovane fan  (Niccolò Senni) minaccia Stanis La Rochelle (Pietro Sermonti) e Corinna Negri (Carolina Crescentini) di divulgare un loro video girato in segreto durante una scena di nudo per la fiction Occhi del Cuore. I due attori chiedono a René (Francesco Pannofino) e Arianna (Caterina Guzzanti) di fare qualcosa, ma i due hanno le mani legate, il perché? Il fan sembra essere figlio di un senatore. Tuttavia, appena scoperto il partito di appartenenza del padre, il suo ruolo non ha più importanza, così come d’altronde il suo partito in questo paese: i Verdi. La troupe allora comincia a deriderlo e a mandarlo via. E’ satira, è una serie tv che all’epoca non era ancora diventata un fenomeno di costume come oggi, ma racconta una cosa che da allora non è ancora cambiata: nel mondo della politica italiana non c’è spazio per l’ambientalismo. Le vicende dei cinque attivisti di Ultima Generazione arrestati nel corso della giornata del 2 gennaio ce ne dà l’ennesima riconferma. Le immagini di Palazzo Madama imbrattato con della vernice lavabile hanno fatto il giro del web, ma a scandalizzare non è stato di certo la scelta del governo italiano di continuare a investire sui combustibili fossili ai danni della salute fisica ed economica del nostro paese, quanto la protesta “dritta al cuore delle istituzioni”, dividendo l’opinione pubblica dietro l’interrogativo: “fino a che punto è giusto spingersi?”. Per il Tg1 è troppo, sono immagini da oscurare, e per Ignazio La Russa, Presidente del Senato, il fatto è talmente grave da affermare tramite i suoi canali social che il Senato si costituirà come parte civile, ringrazia poi il “sangue freddo dei carabinieri“, essenziale per allontanare cinque giovani disarmati appartenenti a un collettivo ambientalista noto per fare uso di pratiche non violente di resistenza civile. Dei cinque attivisti fermati, tre sono stati arrestati con l’accusa di danneggiamento aggravato, nonostante la vernice sia stata rimossa senza lasciare tracce dopo poche ore. La fattispecie del reato sarebbe infatti meglio riconducibile a imbrattamento, capo d’imputazione che prevede una pena di massimo un anno, contro dagli uno a i cinque anni previsti per il danneggiamento.  Dopo il convalido dell’arresto i tre sono stati rilasciati senza misure cautelari e l’udienza è stata fissata per il 12 maggio.

I dati alla base della protesta

Alla base della protesta di Ultima Generazione ci sono i dati di Legambiente dell’ultimo anno: 310 eventi metereologici che hanno creato molteplici danni e 29 morti ambientali, per un aumento degli eventi meteo-idrogeologici pari al 55%.  Il nord Italia sembra essere la zona più colpita, registrando una diminuzione delle precipitazioni pari a -44%, equivalente a circa 35 miliardi di metri cubi di acqua in meno del normale, dato ancora più allarmante considerato che fa riferimento alla maggiore area di esportazione agro-alimentare del paese. La legge di bilancio recentemente approvata non contempla lo stanziamento delle risorse economiche per attuare il Piano nazionale di adattamento climatico, e il precedente governo Draghi aveva invece lasciato indietro il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) agli obiettivi europei di riduzione dei gas climalteranti del REPowerEU. L’attuale governo ha invece trovato il tempo di approvare il 28 dicembre il decreto Salva Ilva, ponendo ancora una volta un’intera comunità di fronte la scelta tra salute e lavoro, inserito nel più ampio quadro di un sistema economico e sociale che lascia indietro tutti.  E mentre il 2022 si chiude come l’anno più caldo della storia per l’Europa, con il Nord America e il Giappone parallelamente bloccati in una morsa di ghiaccio, la classe politica italiana si permette ancora una volta di storcere il naso di fronte alla crisi climatica e a ergersi come difenditrice delle Istituzioni. Quelle stesse Istituzioni che non vengono di certo protette dalla presenza di mafiosi e corrotti nei più alti vertici dello Stato, né dal nepotismo, dalle raccomandazioni o dall’ evasione fiscale, ma che sembra ci sia bisogno di proteggere da cinque ambientalisti che con una vernice lavabile hanno scritto quello che il nostro pianeta continua a ricordarci ogni giorno con dei segnali che non possono essere rimossi senza lasciare danni, come la frana di Ischia del 26 novembre che ha scioccato il paese.  Quella stessa isola che avrebbe potuto essere un laboratorio di piccola scala per la tecnologia geotermica sia a bassa che ad alta entalpia in combinazione con solare ed eolico; permettendo all’Italia di sviluppare quel know-how che avrebbe potuto essere esportato. Si è però preferito il turismo low-tech che rende l’isola sempre più’ inospitale.

 

Che spazio hanno le energie rinnovabili all’interno della crisi energetica?

 Le richieste degli attivisti di un implemento delle energie rinnovabili sono inserite in un contesto particolarmente spinoso come quello della crisi energetica, investire sui combustibili fossili è solo apparentemente la scelta più economicamente vantaggiosa, secondo i dati di Legambiente l’implementazione dell’energia rinnovabile in un’ottica di prevenzione permetterebbe di risparmiare fino al 75% delle risorse spese per riparare i danni. L’Italia invece di investire su nuovi impianti basati su vecchie tecnologie potrebbe lavorare sull’efficienza degli impianti già esistesti, rendendoli più dinamici e puliti per aiutare il raggiungimento dell’obiettivo emissioni zero  entro il 2050 nel rispetto degli Accordi di Parigi.

 

Gli ambientalisti mostrano un problema a cui la politica non fornisce soluzioni

La causa ambientalista poteva essere una grande occasione di ripartenza per la sinistra italiana, che ha invece deciso di tacere ancora una volta o di esprimersi come il presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, attualmente in corsa per la segreteria del Pd, bollando l’accaduto come atto di “stupidità e maleducazione”.  La politica ha perso un’altra possibilità di interrogarsi sull’emergenza climatica, cercando di offrire soluzioni concrete a una questione che ha ripercussioni ad ampio raggio dall’economia alla giustizia sociale. Si è invece preferito ricorrere all’aumento della sicurezza presente a Palazzo Madama, che la mattina del 3 gennaio ha impedito il presidio non autorizzato chiamato in solidarietà degli attivisti; confermando ulteriormente il problema che l’Italia ha nella gestione del dissenso, che sia esso espresso attaccandosi a quadri di cui tutti lamentano il valore, ma che alla fine in pochi conoscono,  bloccando le strade, partecipando a rave party o a presidi non autorizzati, o continuando a impedire i lavori di un’opera che nessuno degli abitanti della comunità di appartenenza vuole.
Nella corsa contro il tempo per mitigare o arrestare il cambiamento climatico siamo tutti indietro, ma l’Italia rischia di non aver sentito neppure il fischio di inizio.

Aurora Mocci

Tags: Ambientalismocrisi climaticaPalazzo MadamaUltima Generazione
Aurora Mocci

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