In libreria arriva l’opera prima di Camilla Bianchini, apprezzata attrice e autrice romana, adesso nell’inedita veste anche di scrittrice: “Call Back”, edito da Bertoni editore, è un romanzo tragicomico, ma che fa molto riflettere, sulla precarietà del lavoro dei giovani artisti, in attesa di quella agognata telefonata che spesso mai arriva dopo tanti provini e casting.
L’artista capitolina affronta così il problema della precarietà del lavoro dei giovani attori con un intelligente e sottile humour in questa sua prima opera da scrittrice.
Laureata in Lettere e Filosofia, con indirizzo Letteratura, Musica e Spettacolo all’Università “La Sapienza” di Roma, diplomata alla Scuola di Recitazione “Teatro Azione”, Camilla Bianchini trasferisce tutto il suo indiscusso talento in un romanzo, a tratti anche autobiografico, con graffiante e pungente ironia, in cui emerge l’amara verità di quanto la crisi del mondo del teatro sia innanzitutto la crisi dei suoi lavoratori e di tutti i suoi aspiranti artisti.
La protagonista del romanzo è Nina, un’attrice che coltiva il sogno di calcare i più importanti palcoscenici ma deve purtroppo fare quotidianamente i conti con una precarietà economica per poter almeno far fronte alle bollette di un mini appartamento che divide con la sua migliore amica. Nella speranza di leggere quanto prima la parola “attrice” sulla propria carta di identità nella voce professione. Una storia in cui si rispecchiano tantissimi giovani artisti che cercano, tra mille difficoltà giornaliere, di continuare ad alimentare il sogno di affermarsi nel mondo del teatro, dovendo però inevitabilmente far fronte alle spese quotidiane con lavoretti part time, a volte anche imbarazzanti ma indispensabili per sopravvivere. Un percorso dove si corre, s’inciampa e ci si rialza sempre, per rincorrere sempre il proprio sogno che vale tutta una vita. “Perchè il lavoro dell’attore consiste nel cercarlo”, in attesa del fatidico call back dopo l’ennesimo provino. Ma ecco, per la caparbia e irriducibile Nina, arrivare un giorno l’inattesa e quasi ormai insperata chiamata da una prestigiosa produzione che la porterà, suo malgrado, ad affrontare una serie di eventi e traversie anche esilaranti, in cui passato e presente si fondono, si integrano ma spesso si oppongono tra contraddizioni e riflessioni, umori ed emozioni, sogni e speranze, aspettative e illusioni.
“Non dirò che Call Back sia un libro necessario perché non lo è – sottolinea Camilla Bianchini – forse però la storia della protagonista Nina, in cerca del suo ruolo nel mondo, vi regalerà un po’ di leggerezza, la stessa leggerezza che fa planare sulle cose dall’alto, come diceva qualcuno. Ho amato inventarmi il personaggio di Nina, dentro di lei ho provato a metterci tutta l’ironia e tutta la tragedia che ogni Millenial, e non solo, vive quotidianamente. Lo scorso 27 marzo è stata la Giornata Internazionale del Teatro, io sono grata di averlo passato calcando un palco per dare vita e colore a sei personaggi diversi: il mio augurio è che nessuno possa mai dire ad un attore “dai, fai teatro, ma che bello, ma quindi lo fai proprio come lavoro vero?”. Fare teatro oggi è davvero quasi un atto eroico: grazie di cuore a chi ci applaude, si emoziona con noi, sorride e ride insieme a noi, si commuove come noi. Il pubblico in sala ci fa sempre capire quanto sia importante e necessario continuare a fare teatro. Faccio l’attrice e l’autrice soprattutto perchè si ha il privilegio di raccontare sempre, attraverso se stessi, storie straordinarie, il potermi sul palco trasformare totalmente ogni volta. Non dimenticherò mai quella volta che andai a salutare Carlo Giuffrè nei camerini, dopo la replica di Shindlerl’s List al Piccolo Eliseo di Roma. Mi chiese: “Secondo te come sono andato?” In quel momento capii cosa volesse dire veramente essere un grande attore. Per questo mio primo romanzo ci tengo a ringraziare Jean Luc Bertoni e tutta la Bertoni Editore per la loro fiducia immediata che hanno riposto su di me, nonché Paolo Calabrò per i consigli preziosi che mi ha dispensato in fase di editing. E allora vi auguro una buona lettura: non vedo l’ora che il libro arrivi la sera sui vostri comodini o accostato perchè no al mattino alle vostre tazze della colazione”.