Si chiama “facente funzioni”. Si legge “voglia di farcela”. Il partito del Nazareno è diviso dalle due candidature. La prima proclamata da Calenda giovedì 10 novembre al Brancaccio, quindi bruciato dal punto di vista dei maggiorenti del PD: Alessio D’Amato.
L’altro è il vicepresidente più votato in Consiglio regionale nel PD, Daniele Leodori da Zagarolo. Leodori ha avuto l’abilità politica di contrarre rapporti di ferro con altri portatori di voti nel territorio della provincia romana e oltre. Di fatto oggi è l’uomo più votato nel PD. Ma il dato potrebbe essere solo retrodatato. Secondo Carlo Calenda invece il personaggio più forte che può guidare il centrosinistra alla vittoria attualmente è Alessio D’Amato che ha avuto il merito di stare tutti i giorni sui giornali per l’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia. Non sarebbe ricordato come un esempio positivo – si risponde dal fronte degli oppositori. (E positivo non è detto in senso ironico perché concetto negato dai partigiani di Leodori).
E allora nel metodo Democrat di dirimere i contenziosi politici si invoca alle primarie. Secondo la retorica Democrat decidono i cittadini: “si dispieghino i gazebo in ogni comune di questa regione!” Questo significa che i simpatizzanti possono esprimere la loro volontà. Ma è una soluzione bugiarda. È chiaro infatti che in questo tipo di elezioni anomale – tutte interne al Partito Democratico – nello scimmiottare lo stilema amaricano, dove invece le primarie sono istituzionalizzate, sia ratificato sempre e solo il personaggio più quotato nel partito.
I tempi del Partito Democratico guardano anche alle decisioni nel mondo Cinque Stelle che pone come condizione assoluta il fatto che non si faccia il termovalorizzatore. Si tratta dell’unico scoglio perché i Cinque Stelle sono molto coesi col partito di Zingaretti nel Lazio. Hanno governato insieme per cinque anni perché non continuare in questo modo?
Questa soluzione fa venire l’orticaria a Carlo Calenda che nel Lazio ha un suo peso, avendo preso il venti per cento degli elettori romani nelle elezioni a sindaco di Roma svoltesi l’anno scorso.
Chiaro quindi che il “facente funzioni” in questi tre mesi – che non sono pochissimi – gioca molto del suo appeal per essere gradito a tutta la coalizione di centrosinistra e almeno giocarsela contro il candidato del centrodestra. Sul fronte opposto dell’assemblea deliberativa della Pisana il personaggio più quotato è il presidente della Croce Rossa, Francesco Rocca. Su questa sponda le trattative e le contrapposizioni che sicuramente accompagnano ogni decisione di candidatura sono assai meno chiassose. Non si hanno notizie di altri contendenti, essendo sfumata la possibilità che fosse Francesco Lollobrigida ora impegnato al governo della repubblica come ministro dell’Agricoltura.
E sempre in proposito di braccia tolte all’agricoltura si tratta di lavoro faticoso e lento di cui solo nella primavera vedremo gli effetti con le libere elezioni.