Su Rai Radio1, ogni sabato dalle 11.05 alle 12.00, “Storie in giallo: Misteri e delitti” conduce gli ascoltatori nel cuore dei casi più emblematici della cronaca nera italiana e internazionale, con la competenza di Vittoriana Abate e la sensibilità di Flaminia Bolzan, tra testimonianze, analisi e memoria collettiva.
La materia del crimine, quando passa per la radio, pretende rispetto del fatto e cura del racconto. “Storie in giallo: Misteri e delitti” nasce proprio lì, nel punto d’incontro tra informazione rigorosa e narrazione radiofonica: ogni sabato, dalle 11.05 alle 12.00, a partire dal 4 ottobre, su Rai Radio1. Al timone ci sono Vittoriana Abate e Flaminia Bolzan; in regia Mimmi Micocci e in redazione Monica Bartocci: un quartetto che garantisce ritmo, solidità e un taglio editoriale capace di tenere insieme cronaca, memoria e contesto.
Il format: voci, archivi, contesto
Il programma promette (e mantiene) un approccio multiprospettico: le vicende vengono ricostruite attraverso contributi giornalistici dell’epoca, materiali d’archivio da teche del GR e del TG, e il confronto con ospiti che aggiungono competenze e ricordi diretti. Ne viene fuori una tessitura che non indulge al sensazionalismo ma riporta i fatti al loro tempo: il contesto sociale, culturale e mediatico in cui i delitti sono maturati. Rai
La prima puntata: Avetrana, quindici anni dopo
L’esordio ha puntato i riflettori su uno dei casi che più hanno scosso l’Italia: l’omicidio di Sarah Scazzi (26 agosto 2010). In studio, Ilenia Petracalvina, autrice del volume “Sarah. Il delitto di Avetrana tra verità e bugie” (Piemme, 2025), ha aiutato a rimettere in fila snodi processuali, bugie e verità, aprendo anche una riflessione sul rapporto tra media e crimine. L’attenzione al dato documentale — supportata dalla nuova saggistica sul caso — rende l’ascolto insieme civile e necessario.
“Bestie di Satana”: la puntata che fa discutere
Tra gli appuntamenti più forti, la puntata dedicata alle Bestie di Satana: ai microfoni è intervenuto Mario Maccione, uno dei membri del gruppo, affiancato dal giornalista Fabio Sanvitale. Un racconto crudo e complesso che ripercorre omicidi e istigazioni al suicidio avvenuti tra la fine degli anni ’90 e i primi Duemila nell’area tra Varese e Milano, con l’obiettivo — non scontato — di comprendere senza assolvere. Il valore aggiunto sta nell’aprire un dialogo con le fonti vive, offrendo agli ascoltatori l’attrito della testimonianza e il filtro della competenza giornalistica.
I casi in arrivo
Nel solco inaugurato da Avetrana e dalle Bestie di Satana, “Storie in giallo” affronta e affronterà alcuni dei grandi casi che hanno diviso l’opinione pubblica italiana e internazionale: Yara Gambirasio, la Strage di Erba, il Mostro di Foligno, Luca Delfino, fino alle tragedie che hanno segnato l’immaginario globale come la “Family” di Charles Manson. La puntata dedicata a Manson conferma la vocazione del programma a muoversi con equilibrio tra cronaca, storia e cultura pop.
La forza della conduzione: Abate e Bolzan
La riuscita del programma sta anche nella complementarità delle voci. Vittoriana Abate guida la narrazione con mano esperta: attenzione alle fonti, domande essenziali, ritmo televisivo trasposto con misura in radio. Flaminia Bolzan affianca con una postura attenta e analitica, capace di riprendere fili lasciati in sospeso, puntualizzare dati, chiedere spiegazioni sui vuoti di memoria o sulle zone grigie dei racconti. Insieme costruiscono un doppio registro: empatico verso le vittime e le famiglie, fermo di fronte alle contraddizioni dei protagonisti e alle insidie dell’effetto‐show.
Una regia “invisibile” che fa la differenza
La regia di Mimmi Micocci e la cura redazionale di Monica Bartocci si percepiscono nella chiarezza del montaggio, nell’uso calibrato delle teche e nel rispetto dei silenzi. È la grammatica di una radio di servizio pubblico: informare, spiegare, ricordare; stimolare domande più che fornire risposte facili. RaiPlaySound
Perché ascoltarlo
Perché “Storie in giallo: Misteri e delitti” non cerca scorciatoie. A ogni episodio, la trasmissione allarga il campo, interrogando il presente attraverso la memoria dei casi: come sono cambiate le indagini? Quale ruolo hanno giocato i media? Quali crepe sociali rivelano quei delitti? È un programma che forma lo sguardo, educa all’ascolto critico e restituisce dignità alla materia del dolore.
In un’epoca di rumore di fondo, questo è giornalismo radiofonico che sceglie la sostanza: storie verificate, contesto, voci giuste al momento giusto. E una conduzione — Abate e Bolzan — che sa essere empatica senza essere indulgente, curiosa senza essere compiaciuta, rigorosa senza essere fredda. In altre parole: la radio quando conta.
















