Roma, 6 maggio 2025 – Nel cuore del sistema giudiziario italiano opera un esercito silenzioso di oltre 12.000 precari, professionisti che da anni garantiscono il funzionamento degli uffici giudiziari. Il recente Decreto Zangrillo, che prevede la stabilizzazione di sole 3.000 unità, lascia migliaia di lavoratori nell’incertezza, sollevando interrogativi su criteri e trasparenza delle selezioni.
Una Stabilizzazione Limitata e Controversa
Il DL Zangrillo introduce una stabilizzazione condizionata, con decorrenza dal 1° luglio 2026, riservata a coloro che avranno maturato 12 mesi continuativi di servizio entro il 30 giugno 2026. I posti disponibili sono 3.000, suddivisi in 2.600 funzionari e 400 assistenti. Le graduatorie formate saranno accessibili anche da altre amministrazioni pubbliche per eventuali scorrimenti.
Tuttavia, il decreto solleva più dubbi che certezze: cosa si intende per “selezione comparativa”? Come possono i precari programmare il proprio futuro senza sapere tempi, criteri e modalità della selezione? Con quale logica si stabilizzano solo 3.000 su circa 12.000 lavoratori?
Chi Sono i Precari della Giustizia?
Tra il 2021 e il 2024, il Ministero della Giustizia ha indetto tre grandi concorsi pubblici per contratti a tempo determinato, con l’obiettivo di rafforzare gli uffici giudiziari:
- Concorso AUPP 2021 – 8.171 posti
Profilo: Addetti all’Ufficio per il Processo.
Domande presentate: 66.015.
Titoli richiesti: Laurea in Giurisprudenza (anche Scienze Politiche o Economia per alcuni posti).
Durata contratto: tempo determinato.
Prova: 40 domande a risposta multipla.
Punteggio minimo: 21/30. - Concorsi RIPAM 2022 – 5.410 posti (PNRR)
I concorsi RIPAM sono stati indetti per rafforzare l’Ufficio per il Processo nell’ambito del PNRR, strategico per la digitalizzazione e modernizzazione della giustizia.
Domande presentate: oltre 72.000.
Scadenza domande: 28 aprile 2022.
Profili laureati (1.660 posti): tecnici IT, contabili, edilizia, statistici, analisti e amministrativi.
Profili diplomati (3.750 posti): tecnici IT, contabili, edilizia e operatori di data entry.
Prove scritte: 40 quesiti a risposta multipla per ogni profilo, con materie specifiche.
Valutazione titoli: con punteggio maggiorato per titoli conseguiti da meno di 7 anni. - Concorso AUPP 2024 – 3.946 posti
Profilo: Addetto all’Ufficio per il Processo.
Bando pubblicato: primo trimestre 2024.
Scadenza domande: 26 aprile 2024.
Contratto: tempo determinato.
Modalità: presentazione tramite piattaforma inPA o sito del Ministero.
Graduatorie pubblicate: portale inPA.
Numeri Reali: Chi è Davvero in Servizio?
Sommando i tre bandi si ottiene un potenziale di 17.527 posti:
- 8.171 (AUPP 2021)
- 5.410 (RIPAM 2022)
- 3.946 (AUPP 2024)
Tuttavia, i precari effettivamente in servizio oggi sono circa 12.000, poiché:
1) Il primo concorso AUPP (2021 per 8171 posti) ha portato in servizio circa 6.000 addetti. Il secondo concorso AUPP (2024 per 3.946 posti) ha portato all’assunzione di un contingente aggiuntivo, per un totale di 9.560 addetti all’Ufficio per il Processo. Ed al 28 febbraio 2025, il personale effettivamente in servizio era di 8.762 unità
2) Il concorso dei 5410 RIPAM del 2022. Al 28 febbraio 2025, il personale effettivamente in servizio era di 2.951 unità.
Un Impiego Meritato, Non Regalato
Questi lavoratori hanno superato selezioni pubbliche per titoli ed esami, hanno competenze altamente specifiche e hanno sostenuto la giustizia italiana in anni di emergenza e riforma. Ora rischiano di essere liquidati con un semplice “arrivederci e grazie”. Il legislatore ha scelto di stabilizzare solo una minima parte, senza criteri chiari, senza trasparenza, e con una visione miope. Manca una risposta alle domande fondamentali: quale logica guida questa selezione? Perché solo alcuni sì e altri no? Come verranno trattati i diversi profili?
Il DL Zangrillo non può essere la pietra tombale sull’impegno di migliaia di professionisti. Servono risposte chiare, una pianificazione equa e un ampliamento delle stabilizzazioni. Perché la giustizia non può permettersi di perdere chi, finora, ha garantito il suo funzionamento ogni giorno. Dietro al silenzio istituzionale ci sono 12.000 storie professionali. Non si tratta di “precari qualunque”, ma di lavoratori selezionati, formati, e già pienamente operativi nella macchina della giustizia italiana. Ignorarli o ridurre la questione a una battaglia tra poveri non è solo ingiusto: è un errore strategico che rischia di compromettere la tenuta del sistema giudiziario.
Serve chiarezza, equità e una vera visione di sistema. Perché la giustizia non si migliora con gli slogan, ma con le persone.